La flessibilità cognitiva ci permette di cambiare regole e strategie. Scopri come onde beta e gamma orchestrano questo processo nel cervello e nella terapia.

Come il cervello passa da una regola all’altra: flessibilità cognitiva e oscillazioni neurali

La flessibilità cognitiva: una capacità invisibile ma fondamentale

Quando parliamo di funzioni esecutive, spesso ci concentriamo sull’attenzione o sulla memoria di lavoro. Ma una delle abilità più determinanti, sia per il successo scolastico che per l’autonomia quotidiana, è la flessibilità cognitiva: la capacità di cambiare idea, strategia o punto di vista quando le circostanze lo richiedono.

È una competenza silenziosa, ma potentissima. Un bambino che riesce a passare da una regola grammaticale all’altra, o a modificare il proprio comportamento dopo un errore, sta mostrando un ottimo funzionamento di questa abilità.

Non solo comportamento, ma anche cervello

Nel cervello, la flessibilità cognitiva si traduce nella capacità delle reti neurali di ristrutturarsi in base al compito. Questo avviene soprattutto grazie all’azione della corteccia prefrontale, che agisce come un regista, cambiando “scena” quando serve.

Quando dobbiamo passare da una regola a un’altra, ad esempio nel cambiare criterio durante un gioco o un esercizio, la corteccia prefrontale deve inibire le vecchie risposte e attivare nuove configurazioni neurali. Ed è qui che entrano in gioco le onde cerebrali.

Onde cerebrali come segnali di cambiamento

Le onde beta sono state associate al mantenimento di regole e contesti attuali, mentre le onde gamma sembrano legate all’attivazione delle informazioni sensoriali e operative. Quando dobbiamo cambiare approccio, ciò che avviene nel cervello è un calo dell’attività beta (che consente di “sganciare” la regola precedente) e un aumento dell’attività gamma, che favorisce l’integrazione del nuovo stimolo.

Questa alternanza permette di passare da un insieme di regole all’altro senza confondere le informazioni, ma adattandosi al cambiamento in modo fluido.

Esempi pratici e clinici

Un classico esercizio che mette alla prova la flessibilità è quello in cui un bambino deve seguire una regola (es. “scegli il colore”) e poi improvvisamente cambiarla (“scegli la forma”). I bambini con difficoltà in questa area tendono a perseverare, cioè continuano a usare la regola vecchia anche quando non è più valida.

Questo tipo di comportamento si osserva in molti disturbi dello sviluppo: autismo, ADHD, disturbi del linguaggio, e perfino nei pazienti adulti con lesioni frontali. Capire come funziona la flessibilità a livello cerebrale ci permette di andare oltre il sintomo e intervenire in modo più mirato.

Strategie per potenziare la flessibilità

Questo contenuto è riservato agli utenti iscritti al sito. La buona notizia è che l’iscrizione è gratuita! Puoi iscriverti al sito gratuitamente da qui per accedere a questo contenuto.

Conclusioni

La flessibilità cognitiva è una delle espressioni più raffinate dell’intelligenza umana. Permette di navigare in ambienti complessi, cambiare rotta quando necessario e imparare dagli errori. Le onde cerebrali ci mostrano che anche nel cervello, il cambiamento è questione di ritmo: spegnere il vecchio per accendere il nuovo. Comprendere queste dinamiche ci aiuta a costruire interventi terapeutici più precisi ed efficaci.

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo!

[]