Dislessia e comorbidità: quando i disturbi si sovrappongono
La complessità dei disturbi dell'apprendimento
La dislessia raramente si presenta da sola nel percorso di sviluppo di un bambino. La ricerca scientifica ha dimostrato che esiste una significativa sovrapposizione tra diversi disturbi dell’apprendimento e del neurosviluppo, un fenomeno noto come comorbidità. Questa coesistenza di più disturbi non è casuale, ma riflette la complessa natura delle reti neurali coinvolte nell’apprendimento e nello sviluppo cognitivo. L’identificazione precoce delle comorbidità risulta fondamentale per pianificare interventi efficaci e personalizzati, che tengano conto del quadro completo delle difficoltà del bambino.
Le principali sovrapposizioni
Il disturbo più frequentemente associato alla dislessia è la disortografia, che riguarda la difficoltà nella corretta scrittura delle parole. Questa associazione non sorprende, considerando che entrambi i disturbi coinvolgono l’elaborazione fonologica e la conversione tra suoni e simboli scritti. La discalculia, che comporta difficoltà nell’apprendimento e nell’automatizzazione delle procedure di calcolo, si presenta spesso in concomitanza con la dislessia, interessando circa il 30% dei casi. Il disturbo dell’attenzione e iperattività (ADHD) rappresenta un’altra frequente comorbidità, che può complicare significativamente il quadro clinico e richiedere strategie di intervento specifiche per gestire sia le difficoltà di apprendimento che quelle comportamentali.
Impatto sulla vita quotidiana e sull'apprendimento
La presenza di più disturbi contemporaneamente può avere un impatto significativo sulla vita quotidiana del bambino e sul suo percorso di apprendimento. Le difficoltà tendono a sommarsi e a influenzarsi reciprocamente, creando un effetto domino che può interessare diverse aree dello sviluppo. Per esempio, un bambino con dislessia e ADHD potrebbe trovare particolarmente difficile mantenere l’attenzione durante la lettura, con conseguente maggiore affaticamento e possibile sviluppo di frustrazione. Questa situazione può portare a una diminuzione dell’autostima e, in alcuni casi, allo sviluppo di problematiche emotiva secondarie come ansia o depressione.
Strategie di intervento integrate
L’approccio terapeutico in presenza di comorbidità deve necessariamente essere multidimensionale e personalizzato. Non è sufficiente affrontare ogni disturbo separatamente, ma è necessario sviluppare strategie integrate che tengano conto delle interazioni tra le diverse difficoltà. Il lavoro di équipe diventa fondamentale, con la collaborazione di diversi specialisti (logopedista, psicologo, neuropsichiatria infantile) che devono coordinare i loro interventi in modo sinergico. Gli strumenti compensativi e le metodologie didattiche devono essere selezionati considerando il quadro complessivo delle difficoltà, evitando sovraccarichi cognitivi e valorizzando i punti di forza del bambino.
Il ruolo centrale della famiglia e della scuola
In un contesto di comorbidità, il ruolo della famiglia e della scuola assume un’importanza ancora maggiore. La comunicazione costante tra tutti gli attori coinvolti nel processo educativo e riabilitativo diventa essenziale per garantire la coerenza degli interventi e monitorare i progressi. Gli insegnanti devono essere formati per riconoscere e gestire le diverse manifestazioni dei disturbi, mentre i genitori necessitano di supporto e guida per accompagnare al meglio il proprio figlio nel percorso di crescita e apprendimento. La creazione di un ambiente supportivo e comprensivo, sia a casa che a scuola, rappresenta la base per lo sviluppo di una buona autostima e per il successo degli interventi terapeutici.