Dove si recupera il linguaggio? Il cervello che cambia dopo un ictus
Il recupero non è una questione di “riattivazione”
Un tempo si pensava che il recupero del linguaggio avvenisse semplicemente riattivando le stesse aree danneggiate dall’ictus. Ora sappiamo che non è così lineare. Il cervello mette in atto strategie di compensazione, attivando altre aree, anche molto distanti da quelle lesionate, per supportare la funzione linguistica.
Le tre fasi del recupero neurologico
1. Fase acuta (primi giorni dopo l’ictus)
In questo periodo si assiste a una riattivazione temporanea di aree compromesse, grazie al ripristino parziale del flusso sanguigno. A volte si vedono piccoli miglioramenti spontanei, senza terapia.
2. Fase subacuta (settimane o pochi mesi)
Inizia una vera ristrutturazione dei circuiti cerebrali: alcune aree si “rafforzano”, altre imparano a svolgere funzioni che prima non erano di loro competenza.
3. Fase cronica (mesi o anni dopo)
È qui che si costruiscono nuove strade neurali. Le regioni del cervello, anche dell’emisfero opposto, si specializzano per compensare la perdita funzionale. Questo processo è noto come plasticità cerebrale.
Emisfero sinistro o destro? Non è una sfida
Molti si chiedono: è meglio che il linguaggio torni a essere elaborato dall’emisfero sinistro (quello “originale”) o che venga “trasferito” al destro?
In realtà, non esiste una risposta unica. Alcuni pazienti mostrano miglioramenti significativi grazie a un aumento dell’attività nell’emisfero destro; altri recuperano grazie alla riattivazione parziale di regioni rimaste integre nel sinistro.
Spesso, il miglior risultato si ottiene quando entrambe le parti del cervello collaborano.
Reti cerebrali, non singole aree
Il linguaggio non risiede in un singolo punto del cervello, ma in una rete di regioni interconnesse. Quando una parte della rete viene danneggiata, il successo della riabilitazione dipende anche da quanto bene le altre aree riescono a “parlare tra loro”.
Per esempio, se la connessione tra le aree frontali e temporali resta parzialmente intatta, le possibilità di miglioramento aumentano. Se invece le connessioni sono gravemente compromesse, il recupero sarà più difficile ma non impossibile, grazie all’attivazione di vie alternative.
Conclusioni
Ogni cervello ha una sua storia, una sua organizzazione, e una sua capacità di riorganizzarsi. Il recupero del linguaggio dopo un ictus non è mai identico da un paziente all’altro, perché ogni rete cerebrale è unica.
Quello che possiamo fare, come clinici, è conoscere meglio i meccanismi di plasticità cerebrale per offrire percorsi riabilitativi sempre più efficaci, personalizzati e rispettosi delle potenzialità di ciascun paziente.