Scopri cos’è il “collo di bottiglia” dell’attenzione e perché non siamo fatti per il multitasking. Una riflessione utile per insegnanti, terapisti e genitori.

Il “collo di bottiglia” dell’attenzione: perché non possiamo fare tutto insieme?

Siamo davvero multitasking?

Viviamo in un mondo che ci spinge a fare più cose contemporaneamente: rispondere a un messaggio mentre si ascolta qualcuno parlare, prendere appunti durante una lezione, aiutare un bambino a fare i compiti controllando nel frattempo l’orologio. Ma il cervello umano non è progettato per gestire troppi compiti alla volta.

Il motivo è legato a una caratteristica biologica: l’attenzione ha una capacità limitata, simile a un imbuto. Questo fenomeno è noto come “collo di bottiglia dell’attenzione”: possiamo ricevere moltissimi stimoli, ma solo pochi riescono a passare nel canale dell’elaborazione consapevole.

Una selezione necessaria

Ogni secondo, il nostro cervello viene bombardato da informazioni sensoriali, pensieri, richieste sociali. Se le elaborasse tutte insieme, andrebbe in tilt. Per questo motivo, l’attenzione funziona come un filtro: sceglie cosa approfondire e cosa ignorare.

Questa selezione è necessaria per sopravvivere, ma può avere dei costi. Se stiamo leggendo e qualcuno ci parla, potremmo non comprendere né il testo né la conversazione. Questo è evidente anche nei bambini che, sommersi da troppi stimoli, si bloccano o si disperdono.

Attenzione divisa: una risorsa fragile

Ci sono situazioni in cui riusciamo a dividere l’attenzione su più compiti, ma solo se uno di essi è molto automatico. Ad esempio, possiamo camminare e parlare, ma diventa difficile farlo se il percorso è sconosciuto o se il discorso è complesso.

Quando chiediamo a un bambino di scrivere e ascoltare contemporaneamente, stiamo sollecitando un carico cognitivo elevato. Se non ha ancora automatizzato la scrittura, sarà facile che perda il filo. Ecco perché è importante dosare bene le richieste.

Implicazioni in terapia e a scuola

Comprendere il limite dell’attenzione ci aiuta a progettare meglio le attività educative e riabilitative. Invece di proporre compiti multipli, può essere più utile scomporre le azioni e concentrarsi su una alla volta, rispettando il ritmo del bambino.

Anche l’ambiente gioca un ruolo: stimoli visivi e uditivi superflui possono intasare il “collo di bottiglia”. Ridurre il rumore, semplificare le istruzioni, proporre un solo obiettivo per volta: sono strategie che aiutano l’attenzione a fluire meglio.

Conclusioni

L’attenzione non è infinita, e il cervello ha limiti naturali nel gestire più informazioni contemporaneamente. Il “collo di bottiglia” ci ricorda che, per imparare bene, è spesso più efficace fare una cosa alla volta, con calma e consapevolezza.

Educatori, terapisti e genitori possono favorire l’apprendimento creando contesti semplificati e ben strutturati, dove l’attenzione può concentrarsi su ciò che è davvero importante.

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