Il divario che non si colma: nuovi studi sulla dislessia dall'infanzia all'età adulta
Per anni, ci siamo interrogati sulla persistenza delle difficoltà di lettura. Sappiamo che il divario tra lettori tipici e dislessici è evidente già in prima elementare e perdura nell’adolescenza. Ma cosa succede poi? Questo divario si colma con l’età adulta? Una nuova ricerca longitudinale getta luce su questa domanda cruciale, rivelando dati che potrebbero rivoluzionare il modo in cui pensiamo alla dislessia e al suo impatto a lungo termine.
Lo studio
Lo studio, condotto da Emilio Ferrer e colleghi [1], ha seguito un campione unico di 312 bambini (246 lettori tipici e 66 dislessici) per un periodo impressionante: dall’età di 5 anni fino all’età adulta, in media a 42 anni.
Un’osservazione così prolungata è fondamentale per capire l’evoluzione delle abilità di lettura nel tempo. I ricercatori hanno analizzato due questioni fondamentali: il livello di lettura in prima elementare e le traiettorie di sviluppo della lettura dalla prima alla quinta elementare sono predittivi della competenza di lettura in età adulta?
Il divario che non si colma
I risultati sono chiari e, per alcuni versi, poco incoraggianti: il divario di rendimento nella lettura tra lettori tipici e dislessici, già evidente in prima elementare, non si colma mai durante gli anni della scuola e persiste anche nell’età adulta. Ciò significa che le difficoltà di lettura associate alla dislessia non sono una “fase” che si supera, ma una condizione che accompagna l’individuo nel corso della vita.
Il ruolo cruciale dei primi anni
La ricerca ha dimostrato che sia i livelli iniziali di lettura in prima elementare sia la traiettoria di sviluppo della lettura attraverso i primi cinque anni di scuola sono strettamente associati ai punteggi di lettura in età adulta.
Ma c’è di più: questa associazione è risultata essere molto più forte per i lettori dislessici rispetto ai lettori tipici, specialmente per quanto riguarda la traiettoria di cambiamento nella lettura dalla prima alla quinta elementare.
- Il livello di lettura in prima elementare (chiamato “intercetta”) è predittivo dell’accuratezza nella lettura da adulti per entrambi i gruppi, anche se leggermente più forte per i lettori tipici.
- Tuttavia, la traiettoria di cambiamento nella lettura dalla prima alla quinta elementare (chiamata “pendenza” o “slope”) è un predittore più forte per i lettori dislessici per l’accuratezza totale e, in modo significativo, per la comprensione totale e la comprensione della lettura silenziosa.
- Le variazioni nelle abilità di lettura in età adulta sono spiegate in misura maggiore dai primi livelli e dalla traiettoria di sviluppo per i lettori dislessici che per quelli tipici. Per l’accuratezza totale, ad esempio, i valori di R2 (che indicano la varianza spiegata) erano alti per entrambi i gruppi, ma per altre misure di lettura adulta, erano sostanzialmente più bassi per i lettori tipici e rimanevano moderati per i lettori dislessici.
Le implicazioni pratiche
- L’identificazione precoce e l’intervento sono indispensabili: dato che il divario persiste ben oltre l’adolescenza, i risultati impongono l’identificazione precoce e l’intervento tempestivo per minimizzare e forse invertire le conseguenze della dislessia in età adulta, mentre i bambini sono ancora a scuola. Aspettare non è un’opzione, poiché il problema non si risolve da solo.
- Revisione delle politiche di ripetizione dei test: lo studio sfida direttamente le attuali pratiche di alcune agenzie di test standardizzati che richiedono agli studenti dislessici adulti di essere ritestati ogni tre o cinque anni per poter usufruire di accomodamenti (come tempo aggiuntivo). I dati di questa ricerca suggeriscono che una volta che una persona è identificata come dislessica nei primi anni di scuola, è molto probabile che rimanga dislessica anche a 42 anni. Questo indica che il requisito di ritestare gli studenti dislessici adulti ogni pochi anni non è supportato dai dati scientifici.