Il Consenso CATALISE-2 internazionale, guidato da Dorothy Bishop, ridefinisce il Disturbo evolutivo del linguaggio (DLD) sostituendo i vecchi criteri SLI (Disturbo Specifico di Linguaggio). Fondato sul metodo Delphi, il documento promuove una diagnosi basata sull’impatto funzionale (scolastico, sociale) anziché su gap cognitivi, riconoscendo la coesistenza con ADHD o basso QI. Linee guida essenziali per logopedisti e neuropsicologi che cercano approcci evidence-based e personalizzati.

Il progetto Catalise e la nuova visione del disturbo di linguaggio

Dorothy Bishop e il progetto Catalise

Dorothy Bishop, psicologa e neurolinguista di fama mondiale, ha guidato il progetto CATALISE, un’iniziativa rivoluzionaria per chiarire la diagnosi dei disturbi del linguaggio in età evolutiva. Attraverso un metodo Delphi – che coinvolge 57 esperti internazionali di logopedia, neuropsicologia e pediatria – il team ha ridefinito criteri e terminologie, superando concetti obsoleti come lo “Specific Language Impairment (SLI)”.

L’obiettivo? Creare un linguaggio comune tra clinici e ricercatori, concentrandosi sull’impatto concreto delle difficoltà linguistiche nella vita del bambino.

Addio al disturbo "specifico"

Addio allo SLI: Il termine “Specific Language Impairment” (l’equivalente del Disturbo Specifico di Linguaggio) è stato abbandonato perché fuorviante. I disturbi linguistici raramente sono “specifici” e spesso coesistono con ADHD, disprassia o difficoltà cognitive.

Nuovi criteri diagnostici

  • Difficoltà persistenti in almeno un dominio linguistico (es. sintassi, fonologia, pragmatica).
  • Priorità all’impatto funzionale (isolamento sociale, insuccesso scolastico) rispetto ai punteggi dei test.
  • Esclusione di disturbi con cause biomediche note (es. sindromi genetiche, autismo con compromissione linguistica primaria).

Co-occorrenze e fattori di rischio

  • La comorbidità non esclude la diagnosi: Un bambino con DLD può avere anche ADHD, dislessia o QI non verbale basso. Questi elementi non annullano il disturbo linguistico, ma richiedono un approccio integrato.
  • Esempio pratico: Un QI non verbale di 75 non preclude il DLD se le difficoltà linguistiche sono sproporzionate rispetto alle altre abilità.

Le implicazioni per logopedisti e neuropsicologi

  • Per i neuropsicologi: Il DLD non è più visto come un disturbo “isolato”. Si riconosce l’interazione con altre aree neuropsicologiche (es. attenzione, pianificazione motoria). Strumenti come batterie di test integrate sono fondamentali.
  • Per i logopedisti: La diagnosi di DLD non richiede lunghi tempi di attesa per escludere altre condizioni. L’intervento può partire subito, concentrandosi sul miglioramento della qualità di vita.

Conclusioni

Il Consensus CATALISE-2 ha rivoluzionato la diagnosi del Disturbo Primario di Linguaggio (DPL), sostituendo lo SLI (DSL) con criteri basati sull’impatto funzionale.

Il DPL riconosce la coesistenza con ADHD, disprassia o basso QI, promuovendo un approccio olistico.

Per logopedisti e neuropsicologi, le linee guida offrono strumenti pratici per interventi tempestivi e personalizzati, migliorando outcomes clinici e inclusione sociale.

Bibliografia

Bishop, D. V. M., Snowling, M. J., Thompson, P. A., Greenhalgh, T., & the CATALISE-2 consortium. (2017). Phase 2 of CATALISE: A multinational and multidisciplinary Delphi consensus study of problems with language development: Terminology. Journal of Child Psychology and Psychiatry, 58(10), 1068–1080

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo!

[]