Le tappe nello sviluppo del linguaggio del bambino
0-3 mesi: la comunicazione primordiale
Nei primi mesi di vita, il bambino comunica principalmente attraverso il pianto, che rappresenta la sua prima forma di espressione.
Alla nascita, possiede già la straordinaria capacità di distinguere tutti i suoni di ogni lingua naturale e mostra particolare interesse per i volti, specialmente quello materno.
Il neonato è già in grado di riconoscere la voce della madre, grazie all’esperienza prenatale nell’utero materno dove, dall’ultimo trimestre di gravidanza, il senso dell’udito è completamente maturo.
3-6 mesi: le prime vocalizzazioni
Intorno ai 3-4 mesi inizia la fase del balbettio, caratterizzata dall’emissione spontanea “ah-ah” ed “eh-eh”. Il bambino inizia a seguire lo sguardo dell’adulto, risponde al sorriso sociale e produce i primi vocalizzi. In questa fase può produrre suoni di tutte le lingue del mondo, non essendo la sua competenza ancora specializzata sulla lingua madre.
6-8 mesi: La lallazione canonica
A partire dal sesto mese, compare la lallazione canonica, caratterizzata dalla ripetizione di sillabe composte dalla stessa consonante, come “ba-ba-ba”, “ma-ma-ma”, “pa-pa-pa”.
Il bambino perde progressivamente la capacità di distinguere i suoni che non appartengono alla lingua madre, specializzandosi sui suoni tipici dell’italiano.
I suoni più frequenti sono quelli prodotti nella parte anteriore della bocca: occlusive labiali come [ba], nasali come [ma] e semiconsonanti.
8-10 mesi: lallazione variata e primi gesti
Emerge la lallazione variata, con la ripetizione di sillabe composte da consonanti diverse come “ba-ma-la”. Compare l’uso intenzionale della gestualità: il gesto dell’indicazione per mostrare o richiedere, i gesti sociali come “fare ciao” e “mandare un bacio”. Il bambino inizia a comprendere singole parole, specialmente se accompagnate dal contesto.
10-12 mesi: verso le prime parole
Intorno ai 10-12 mesi, il bambino produce sequenze sillabiche complesse e compaiono i primi suoni simili a parole. Utilizza gesti rappresentativi di oggetti o azioni, come il “gesto della nanna” o “della pappa”. La lallazione acquisisce pattern di intonazione che riflettono le caratteristiche prosodiche dell’italiano.
12-18 mesi: arrivano le prime parole
Intorno al primo anno di vita compaiono le prime parole dotate di significato. Queste sono tipicamente legate a persone familiari (“mamma”, “papà”), oggetti quotidiani (“pappa”, “latte”) e azioni rituali (“ciao”, “nanna”). Le prime parole sono articolate prevalentemente con suoni nasali (/m/, /n/) e occlusivi (/p/, /b/, /t/, /d/). Il vocabolario raggiunge le 5-20 parole, e spesso una singola parola esprime frasi complete (olofrase), come “pappa” per “voglio mangiare”.
18-24 mesi: l'esplosione del vocabolario
Questa fase è caratterizzata dalla rapida espansione del lessico, che può raggiungere le 150-300 parole. Il bambino inizia a combinare due parole insieme formando il “linguaggio telegrafico”, come “mamma pappa” o “via palla”. Compare la prima forma di frase e il bambino inizia a comprendere brevi frasi e ordini semplici. Secondo uno studio americano, a due anni un bambino dovrebbe conoscere almeno 25 parole fondamentali, tra cui “mamma”, “papà”, “bambino”, “latte”, “ciao”, “palla”, “sì”, “no”.
24-30 mesi: lo sviluppo morfologico e sintattico
Il vocabolario si espande fino a 400-500 parole. Le frasi diventano più lunghe e complete, composte da soggetto, verbo e complemento. Il bambino inizia a utilizzare articoli, preposizioni e pronomi in modo più stabile. Compaiono i primi tentativi di uso delle forme plurali e del tempo passato, anche se spesso con errori evolutivi come “io ando” invece di “vado”.
30-36 mesi: il consolidamento grammaticale
A tre anni, il bambino possiede circa 900-1000 parole e le sue frasi sono comprensibili al 90%. Utilizza correttamente i pronomi “io” e “tu”, conosce almeno tre preposizioni e gestisce facilmente frasi di tre parole. Inizia a emergere l’accordo soggetto-verbo e l’uso delle forme plurali dei verbi. Il bambino è capace di rispondere a domande semplici e di raccontare brevi storie.
E la fonologia? Parliamo dello sviluppo fonologico
Il sistema fonologico dell’italiano comprende 30 suoni (21 consonanti, 7 vocali e 2 semivocali). Lo sviluppo segue una progressione specifica:
- 2-2,5 anni: consolidamento di suoni nasali (m, n), occlusive (p, b, t, d, c, g), fricativa f e laterale l
- 2,5-3 anni: aggiunta delle affricate (ci, gi) e fricative (v, s)
- 3-3,5 anni: comparsa della z
- Dopo 3,5 anni: acquisizione graduale dei suoni più complessi come r, gl, sc
Un bambino di tre anni e mezzo dovrebbe articolare correttamente la maggior parte dei suoni italiani, con possibili difficoltà residue per r, z, gl e sc considerate parafisiologiche.
Comprensione e produzione
Le competenze pragmatiche, ovvero l’uso del linguaggio in contesti sociali, si sviluppano gradualmente. Già nella fase preverbale i bambini utilizzano gesti e sguardi per comunicare. L’interazione sociale è fondamentale: attraverso il gioco con i coetanei e i dialoghi con i genitori, il linguaggio prende forma e si rafforza. La capacità di gestire gli impliciti e l’uso non letterale della lingua si affina lentamente durante tutto il periodo prescolare.
La variabilità interindividuale
È importante ricordare che esistono ampie variazioni individuali nei tempi di acquisizione. L’età in cui si inizia a parlare oscilla tipicamente tra i 10 e i 18 mesi, e ogni bambino segue la propria traiettoria di crescita. Fattori come l’ambiente linguistico familiare, la presenza di fratelli maggiori, la frequentazione dell’asilo nido e l’interazione sociale influenzano significativamente lo sviluppo.
Lo sviluppo del linguaggio nel bambino italiano rappresenta un processo complesso e affascinante che coinvolge aspetti cognitivi, sociali, motori e emotivi. Conoscere queste tappe aiuta genitori ed educatori a supportare al meglio i bambini nel loro percorso di acquisizione linguistica, rispettando i tempi individuali e fornendo gli stimoli appropriati per favorire una crescita armoniosa delle competenze comunicative.