Non solo linguaggio: la sfida della valutazione cognitiva nell’afasia
Cognizione e afasia: una complessità spesso sottovalutata
La presenza di difficoltà cognitive non linguistiche nelle persone con afasia è ampiamente riconosciuta, ma la valutazione sistematica di queste abilità resta un elemento fragile nella pratica clinica e nella ricerca. Le funzioni esecutive, l’attenzione, la memoria e l’apprendimento sono frequentemente compromessi, ma spesso trascurati, soprattutto quando la valutazione cognitiva si basa su test standard con richieste verbali elevate.
Un recente studio[1], condotto attraverso un sondaggio online rivolto a 291 professionisti da diverse aree del mondo, ha raccolto il punto di vista di logopedisti, neuropsicologi, terapisti occupazionali e altri specialisti. L’obiettivo era comprendere quali domini cognitivi vengano considerati prioritari, quali strumenti vengano usati e quali ostacoli impediscano una valutazione efficace nelle persone con afasia.
Cosa valutare e perché: attenzione, esecutivo e memoria in primo piano
I professionisti hanno espresso un consenso forte sull’importanza di valutare le funzioni cognitive non linguistiche per supportare diagnosi, riabilitazione e pianificazione del reinserimento. In particolare, oltre l’80% dei partecipanti ha indicato come “importanti” o “molto importanti” le seguenti aree:
Attenzione sostenuta e selettiva
Funzioni esecutive (inibizione, flessibilità cognitiva, pianificazione)
Memoria di lavoro e memoria episodica
Capacità di apprendimento
Queste abilità sono centrali non solo per comprendere il profilo funzionale della persona con afasia, ma anche per prevedere la risposta al trattamento logopedico e identificare i fattori prognostici. Tuttavia, la distinzione tra compromissione linguistica e cognitiva resta spesso sfumata, rendendo difficile l’interpretazione dei dati clinici.
Strumenti disponibili: validità limitata e adattamenti necessari
Uno dei nodi critici emersi riguarda l’inadeguatezza degli strumenti esistenti. Test molto usati come il MoCA o il CLQT sono spesso troppo dipendenti dal linguaggio per offrire una misura valida delle capacità cognitive residue. Alcuni test più promettenti, come Raven’s Coloured Progressive Matrices, Trail Making Test e Test of Everyday Attention, vengono utilizzati, ma la selezione dipende fortemente dall’esperienza individuale del clinico e dal contesto di lavoro.
Molti professionisti riferiscono di modificare le istruzioni, semplificare i compiti, oppure adottare strumenti non standardizzati o osservazioni informali. Queste scelte, pur necessarie, mettono però a rischio la validità e l’affidabilità della valutazione, e segnalano un bisogno urgente di strumenti psicometrici sviluppati appositamente per persone con afasia.
Barriere strutturali e culturali: ruoli, formazione, tempo
L’indagine ha anche identificato diverse barriere sistemiche alla valutazione cognitiva nelle persone con afasia:
Assenza di strumenti adatti, soprattutto per afasie gravi o persone plurilingue
Mancanza di chiarezza sui ruoli professionali: chi deve somministrare la valutazione? SLP? Neuropsicologo? Terapista occupazionale?
Limitazioni di tempo e risorse, spesso dovute alle priorità cliniche
Formazione insufficiente su come adattare e interpretare i test cognitivi
Difficoltà legate alla fatica, comorbidità motorie o mancanza di insight del paziente
Inoltre, molti professionisti segnalano la necessità di lavorare in team multidisciplinari, dove l’integrazione tra le diverse competenze possa migliorare la qualità dell’assessment e l’efficacia delle decisioni terapeutiche.
Conclusioni
La valutazione della cognizione nelle persone con afasia non può più essere considerata un elemento opzionale. La letteratura e la pratica clinica mostrano con sempre maggiore evidenza che le funzioni cognitive non linguistiche influenzano il decorso riabilitativo, il recupero e la qualità della vita.
Per questo è fondamentale:
Promuovere lo sviluppo di strumenti validi e affidabili, meno dipendenti dal linguaggio
Rafforzare la formazione specifica dei professionisti
Stimolare il confronto tra clinici e ricercatori per raggiungere consenso sui domini da valutare e sugli strumenti da utilizzare
Favorire una maggiore integrazione tra linguaggio e cognizione nella progettazione di trattamenti personalizzati
In sintesi, la valutazione cognitiva nell’afasia è una sfida metodologica e clinica aperta, e rappresenta un passaggio imprescindibile per garantire un’assistenza realmente centrata sulla persona.
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