Il Parkinson compromette la memoria motoria, rendendo difficili i gesti automatici: ecco come il cervello perde fluidità nei movimenti e come la terapia può intervenire.

Parkinson e memoria motoria: cosa succede quando si perde l’automatismo dei gesti

La memoria motoria e la sua importanza nella vita quotidiana

La memoria non è fatta solo di date, volti e informazioni. Esiste una memoria dedicata ai gesti che eseguiamo senza pensarci, come camminare, scrivere o allacciare le scarpe. Questa è la memoria motoria, un sistema che ci permette di automatizzare i movimenti per renderli fluidi e naturali.

Grazie a questa capacità, possiamo concentrarci su altre attività mentre il nostro corpo compie azioni abituali in modo efficiente e senza sforzo cosciente.

Il ruolo dei gangli della base nella memoria dei movimenti

Alla base della memoria motoria ci sono strutture cerebrali specifiche, come i gangli della base, che coordinano la sequenza dei movimenti e la loro automatizzazione. Quando tutto funziona correttamente, queste aree gestiscono la transizione dai movimenti volontari a quelli automatici.

Nel Parkinson, però, il danno a queste strutture interrompe la fluidità del sistema. Il risultato è una maggiore difficoltà nell’eseguire anche i gesti più semplici, come allungare la mano per afferrare una tazza o camminare con passo regolare.

Il Parkinson e la perdita di automatismi

Il morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa che colpisce i neuroni produttori di dopamina, un neurotrasmettitore essenziale per il controllo motorio. La sua carenza porta a rigidità muscolare, tremori e perdita della naturalezza nei movimenti automatici.

Chi vive con il Parkinson spesso riferisce: “Devo pensare a ogni singolo passo che faccio”. Questo perché la memoria motoria non supporta più in modo efficace i gesti quotidiani, costringendo la persona a uno sforzo di attenzione continuo.

Strategie riabilitative per recuperare la fluidità

Anche se il Parkinson compromette la memoria motoria, esistono strategie efficaci per migliorarla. La terapia fisica e logopedica aiuta a rinforzare le connessioni residue, utilizzando la ripetizione e la stimolazione multisensoriale per compensare le difficoltà.

Tecniche come la suddivisione dei movimenti in sequenze più semplici o l’uso di segnali visivi e acustici possono facilitare l’esecuzione dei gesti, migliorando la qualità della vita delle persone affette.

Conclusioni

Il Parkinson ci ricorda quanto sia preziosa la memoria motoria nella gestione dei movimenti quotidiani. Quando questo sistema si indebolisce, i gesti più semplici diventano una sfida, ma grazie a interventi mirati è possibile recuperare una certa fluidità e autonomia. Comprendere i meccanismi alla base di questa perdita ci aiuta a costruire percorsi terapeutici più efficaci, migliorando il benessere e la sicurezza di chi affronta la malattia.

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