Gli smart speaker possono diventare un valido supporto per la pratica del linguaggio nei bambini con difficoltà di parola, grazie a fattori come feedback immediato, motivazione autonoma e riduzione delle barriere sociali. Uno studio recente ne ha valutato efficacia e limiti.

Smart speaker come strumento di pratica per bambini con difficoltà di linguaggio

Negli ultimi anni, sempre più bambini presentano difficoltà di linguaggio, un fenomeno acuito dalla pandemia e dal sovraccarico dei servizi di logopedia. In questo contesto, si stanno esplorando soluzioni accessibili e familiari da integrare ai percorsi riabilitativi tradizionali. Uno studio pubblicato su Disability and Rehabilitation: Assistive Technology (Makin et al., 2025) [1] ha analizzato il potenziale degli smart speaker – come Alexa o Google Home – come strumenti di pratica per il linguaggio.

Lo studio

I ricercatori hanno coinvolto 11 famiglie con bambini tra i 3 e i 10 anni con diverse difficoltà di parola. Per circa 4–6 settimane i piccoli hanno utilizzato quotidianamente gli smart speaker, con un uso medio di 6 comandi al giorno. Dai dati raccolti, è emerso un miglioramento nella chiarezza del linguaggio, correlato alla frequenza di utilizzo. Molti genitori hanno osservato che i bambini tendevano a parlare più lentamente, più forte e con maggiore precisione per farsi comprendere dal dispositivo.

Un aspetto centrale dello studio è stato il cosiddetto modello a 5 fattori che spiega i possibili meccanismi di miglioramento:

  • Apprendimento distribuito (grazie a interazioni quotidiane e ripetute)

  • Feedback immediato (il dispositivo risponde solo se capisce)

  • Motivazione autonoma (i bambini vogliono essere capiti e riprovano spontaneamente)

  • Riduzione delle barriere sociali (meno ansia rispetto al parlare con adulti)

  • Incremento delle interazioni sociali (quando l’uso coinvolge altri membri della famiglia)

Risultati

I risultati indicano che gli smart speaker possono diventare un utile complemento alla logopedia, specialmente durante i periodi di attesa o tra una seduta e l’altra. Tuttavia, non possono sostituire l’intervento del professionista. Alcuni limiti rimangono: difficoltà di riconoscimento vocale, frustrazione nei bambini meno compresi e assenza di attività mirate ai bisogni specifici. I genitori hanno sottolineato come sarebbe utile sviluppare app dedicate con esercizi logopedici e funzioni più adatte ai bambini.

 

Conclusioni

Gli smart speaker rappresentano una tecnologia promettente per supportare la pratica del linguaggio in modo naturale e quotidiano. Non sostituiscono la terapia, ma possono offrire un ambiente motivante e accessibile che favorisce la ripetizione, la chiarezza e la fiducia. Con sviluppi futuri e app personalizzate, potrebbero diventare uno strumento sempre più rilevante nella logopedia pediatrica.

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