Il Verb Network Strengthening Treatment (VNeST) si configura quindi come un trattamento efficace, basato sull'evidenza, per migliorare il recupero lessicale nell'afasia. La sua forza risiede nella capacità di attingere alle ricche reti semantiche ed esperienziali associate ai verbi, promuovendo la generalizzazione del recupero lessicale a elementi non trattati e a compiti più complessi, migliorando così la specificità delle parole utilizzate e la comunicatività complessiva dei pazienti. È un approccio promettente che merita ulteriore esplorazione e applicazione clinica.

VNeST: rafforzare le reti verbali per migliorare il recupero lessicale nell'afasia

Il recupero lessicale, ovvero la capacità di trovare le parole giuste, è una sfida comune per le persone con afasia, una condizione linguistica che spesso segue un danno cerebrale, come un ictus. Tradizionalmente, gli approcci riabilitativi si sono concentrati sui nomi, ma ricerche recenti e promettenti stanno evidenziando il ruolo cruciale dei verbi nel rafforzamento delle reti lessicali e nel miglioramento della comunicazione funzionale.

Il trattamento di cui parleremo, il Verb Network Strengthening Treatment (VNeST), è una terapia innovativa che mira a migliorare il recupero lessicale di nomi e verbi nel contesto di frasi, promuovendo una comunicazione più specifica ed efficiente

Le basi della neuroplasticità e la riabilitazione dell'afasia

Per comprendere l’efficacia del VNeST, è fondamentale richiamare alcuni principi della neuroplasticità, ovvero la capacità del cervello di riorganizzarsi e adattarsi. 
La neuroplasticità si manifesta attraverso cambiamenti neurali come la crescita dendritica, l’aumento della densità e un maggior numero di sinapsi, ed è una parte naturale dell’apprendimento, dello sviluppo e della risposta a un danno cerebrale.
 
Principi chiave della neuroplasticità rilevanti per la riabilitazione dell’afasia includono:
  • Tempistica del trattamento: Sebbene il periodo di recupero spontaneo (nei ratti più esteso, negli umani solitamente entro 6 mesi) sia importante, il miglioramento non è esclusivo di tale periodo e può avvenire anche in fase cronica.
  • “Usalo o perdilo”: Se una funzione non viene utilizzata per un certo periodo, il cervello può perdere la capacità o anche l’impulso di usarla. La terapia può contrastare questo fenomeno.
  • Ripetizione: La ripetizione è cruciale per il rafforzamento delle connessioni neurali.
  • Ricchezza dell’ambiente e complessità del compito: Un ambiente stimolante e compiti riabilitativi più complessi portano a risposte neurologiche e capacità comportamentali migliori.
 
Nonostante non si possa osservare direttamente a livello sinaptico nell’afasia, i miglioramenti comportamentali e i cambiamenti nelle aree omologhe o perilesionali del cervello suggeriscono l’esistenza di plasticità neurale.

Obiettivi del VNeST: comunicazione specifica e generalizzazione

Gli obiettivi primari del VNeST sono:

  • Migliorare la comunicatività attraverso un recupero lessicale più specifico e accurato nelle frasi (ad esempio, usare “infermiere” invece di “lui”, o “volare” invece di “andare”).
  • Massimizzare la generalizzazione a elementi e compiti non trattati. Questo è un obiettivo ambizioso ma fondamentale, poiché non è possibile trattare ogni singola parola o frase.
  • Coinvolgere i partecipanti con materiali e protocolli di trattamento salienti e pertinenti alla loro vita.
  • Garantire che il trattamento sia facilmente trasferibile dal laboratorio di ricerca alla pratica clinica.

Dai nomi ai verbi: un cambiamento di prospettiva

Tradizionalmente, molti trattamenti per il recupero lessicale si sono concentrati sui nomi.
 
Un approccio comune è la Semantic Feature Analysis (SFA), in cui ai partecipanti viene mostrata un’immagine (spesso un nome) e viene chiesto di generare le sue caratteristiche (categoria, uso, caratteristiche fisiche, luogo, associazione personale).
 
L’idea è che attivando queste caratteristiche condivise, si rafforza la categoria generale, portando a una “attivazione diffusa” (spreading activation) e alla generalizzazione a parole semanticamente correlate (es. trattando “mela” si migliora il recupero di “arancia”).
 
La ricerca ha anche dimostrato l’importanza della tipicità: trattare elementi atipici all’interno di una categoria (es. un pinguino come uccello) porta a una generalizzazione più efficiente a elementi intermedi e tipici, rispetto al contrario.
 
Tuttavia, l’SFA, sebbene efficace per la generalizzazione a parole semanticamente correlate, non ha mostrato una generalizzazione “convincente o consistente” a frasi o al linguaggio connesso, e gli stimoli non sono sempre salienti per i partecipanti.
 
I trattamenti focalizzati sui verbi, d’altra parte, non hanno sempre generalizzato oltre gli elementi trattati.

Il verbo come "core" della frase: il ruolo delle categorie tematiche

Un’idea pionieristica di L. Verhoeff e colleghi alla fine degli anni ’70 e ’80 ha proposto il concetto di “verbo come core” (verb as core), sostenendo che il verbo sia il nucleo delle frasi semplici e specifichi le relazioni tra i concetti al loro interno.
 
I compiti includevano la generazione, la copia, la scrittura e la ripetizione del “colui che compie l’azione” (doer) e del “ricevente dell’azione” (receiver), oltre a rispondere a domande “Wh-” (chi, cosa, quando, dove, perché).
 
Questo approccio si è dimostrato promettente in termini di miglioramento e generalizzazione.
 
Più recentemente, studi di priming hanno approfondito la relazione tra i verbi e i loro ruoli tematici.
 
I ruoli tematici sono semplicemente le persone, gli oggetti o i concetti coinvolti nell’azione del verbo (es. il “poliziotto” è il “doer” dell’azione “arrestare”, e il “criminale” è il “ricevente”).. Questi studi hanno mostrato che vedere un verbo (es. “arrestare”) innesca più rapidamente il riconoscimento di un “doer” tipico (“poliziotto”) e di un “receiver” tipico (“criminale”). 
 
Questo priming è spesso bidirezionale (es. “suora” può innescare “pregare”). Fatto interessante, anche gli strumenti (es. “coltello” per “affettare”) e le località (es. “arena” per “pattinare”) possono agire come inneschi.
 
L’implicazione cruciale è che l’assegnazione dei ruoli tematici coinvolge la conoscenza esperienziale specifica degli eventi denotati dai verbi. 
 
Un verbo come “arrestare” attiva una sorta di “memoria dell’evento” o schema (poliziotto, criminale, manette). Questo significa che i ruoli tematici non sono formati da un insieme limitato di caratteristiche del verbo, ma attraverso l’esperienza quotidiana con gli oggetti coinvolti. In questo senso, i ruoli tematici possono essere visti come caratteristiche del verbo stesso, e un singolo verbo può avere una moltitudine di ruoli tematici correlati, rappresentando una vasta rete di schemi ed eventi semantici.
 
Ad esempio, il verbo “misurare” può evocare concetti diversi a seconda del contesto: un falegname misura il legno, un cuoco misura lo zucchero, un designer misura il tessuto, un geometra misura la terra. Similmente, verbi semanticamente correlati come “pesare” hanno le proprie reti tematiche (un macellaio pesa la carne, un cassiere pesa la merce, un infermiere pesa un paziente). 
 
L’idea del VNeST è proprio quella di addestrare e rafforzare questa rete estesa per migliorare il recupero lessicale.

Il protocollo del VnEST: un approccio pratico

Il VNeST è un trattamento a bassa tecnologia, facilmente implementabile con semplici schede. L’obiettivo è aumentare l’attivazione delle parole target (nomi e verbi) e ridurre i concorrenti.
 
Ecco i passaggi principali del protocollo, utilizzando “misurare” come esempio;
 
  1. Generazione del “Chi”: Il clinico presenta il verbo (es. “misurare”) e chiede: “Chi misura le cose?”. Si incoraggiano risposte personali (es. “mia sorella”) e si utilizza una gerarchia di cueing, che viene poi gradualmente rimossa.
  2. Generazione del “Cosa”: Una volta generato il “chi” (es. “falegname”), il clinico chiede: “Cosa misura un falegname?”. Questo limita le possibilità e rafforza le coppie specifiche.
  3. Scelta di una Coppia e Domande “Wh-“: Il partecipante sceglie una coppia (es. “falegname misura legno”) e risponde a domande “Wh-” (quando, perché, dove) relative all’azione (es. “Quando un falegname misura il legno?”). Queste domande approfondiscono la comprensione concettuale e rinforzano il verbo.
  4. Giudizio di Frase (Opzionale): I partecipanti ascoltano frasi e devono giudicare se siano semanticamente corrette o scorrette (es. “Un cuoco misura il burro” vs. “Un cuoco misura libri”). Questo passaggio può essere omesso per i partecipanti senza gravi problemi di comprensione.
  5. Rigenerazione delle Liste: Infine, viene chiesto ai partecipanti di rigenerare le liste “chi” e “cosa” senza l’aiuto del clinico, dando loro un’altra opportunità di recupero.
 
Il trattamento si conclude quando il partecipante raggiunge un criterio specifico: l’80% di accuratezza (24 su 30 possibili coppie agente-paziente) su 10 verbi trattati per almeno due settimane consecutive. 
 
I verbi scelti per il trattamento devono essere transitivi (richiedono un ricevente), appartenere alla stessa categoria semantica e avere un “peso” semantico elevato (specifici, non generali come “fare” o “andare”).
 
La specificità è fondamentale: lavorare su verbi più “ricchi” o “atipici” garantisce una migliore generalizzazione ai verbi più comuni.

Conclusioni

Il Verb Network Strengthening Treatment (VNeST) si configura quindi come un trattamento efficace, basato sull’evidenza, per migliorare il recupero lessicale nell’afasia.
 
La sua forza risiede nella capacità di attingere alle ricche reti semantiche ed esperienziali associate ai verbi, promuovendo la generalizzazione del recupero lessicale a elementi non trattati e a compiti più complessi, migliorando così la specificità delle parole utilizzate e la comunicatività complessiva dei pazienti.
 
È un approccio promettente che merita ulteriore esplorazione e applicazione clinica.

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