Afasia e bilinguismo: si può trattare una lingua e migliorare anche l’altra?
Il paradosso del trattamento bilingue
Molti pazienti bilingui mostrano un recupero asimmetrico: migliorano in una lingua ma non nell’altra, oppure fanno progressi in entrambe anche se ne è stata trattata solo una.
Questo effetto, noto come generalizzazione cross-linguistica, è uno degli aspetti più interessanti (e imprevedibili) nella riabilitazione dell’afasia bilingue.
Dipende da come sono organizzate le lingue nel cervello
Ogni bilingue è diverso. Alcuni hanno appreso le due lingue fin dall’infanzia, altri ne hanno imparata una in età adulta. Alcuni le usano entrambe quotidianamente, altri solo in contesti specifici.
Tutti questi elementi influenzano la rappresentazione cerebrale delle lingue e, di conseguenza, anche la risposta alla terapia.
In pazienti con una forte integrazione tra le due lingue (per esempio, chi le usa entrambe ogni giorno), trattare una lingua può facilitare anche l’altra.
In altri casi, invece, le due lingue sono neuroanatomicamente più separate, e il miglioramento resta confinato alla lingua trattata.
Un aiuto dalla scienza… e dai modelli computazionali
Negli ultimi anni, alcuni ricercatori hanno sviluppato modelli al computer in grado di simulare il comportamento linguistico di pazienti bilingui.
Questi modelli, “lesionati” artificialmente, ricevono un trattamento in una delle due lingue. I risultati simulati permettono di prevedere se sarà utile lavorare in quella lingua… o se conviene puntare sull’altra per ottenere un beneficio maggiore.
In uno studio recente, alcuni pazienti sono stati trattati proprio seguendo le indicazioni del modello. E i risultati sono stati sorprendenti: i pazienti trattati nella lingua “ottimale” secondo il modello hanno avuto risultati significativamente migliori rispetto a chi riceveva il trattamento nell’altra lingua.
Esempio clinico (semplificato)
Maria è una paziente bilingue italiano-spagnolo. Dopo l’ictus, presenta difficoltà in entrambe le lingue. Il modello predittivo suggerisce che trattare lo spagnolo (la sua lingua di uso quotidiano) porterà benefici anche all’italiano.
Dopo 8 settimane di trattamento intensivo in spagnolo, Maria non solo migliora nella produzione di frasi in spagnolo, ma riesce anche a recuperare parole e strutture linguistiche in italiano, senza che siano mai state trattate direttamente.
Conclusioni
L’afasia bilingue ci insegna che non basta conoscere il profilo linguistico, bisogna capire anche la storia linguistica del paziente: quali lingue parla, da quanto tempo, in quali contesti, con quale frequenza.
Grazie agli strumenti predittivi e a un lavoro sempre più basato sull’evidenza, possiamo oggi personalizzare la terapia anche in ambito bilingue, massimizzando i risultati e riducendo i tempi di trattamento.
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