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Un test cognitivo predice il rischio di morte dopo ictus

Un test cognitivo predice il rischio di morte dopo ictus

La disfunzione esecutiva, una condizione che compromette la capacità di pianificare, organizzare e completare compiti, è stata al centro di numerosi studi per comprendere il suo impatto sulla salute cognitiva. In particolare, il suo ruolo nella prognosi post-ictus sta emergendo come un fattore chiave. Un recente studio condotto da Bernice Wiberg e colleghi[1] dell’Università di Uppsala ha esplorato l’associazione tra la performance cognitiva pre-ictus e la mortalità dopo un primo ictus o attacco ischemico transitorio (TIA).

Metodologia dello studio

Lo studio ha coinvolto 919 uomini di circa 70 anni, parte della coorte dello Studio Longitudinale di Uppsala sugli Uomini Adulti (ULSAM). Questi partecipanti hanno completato test cognitivi, tra cui il Trail Making Test (TMT) A e B e il Mini-Mental State Examination (MMSE). La loro salute è stata monitorata per un massimo di 14 anni per registrare la prima occorrenza di ictus o TIA e la successiva mortalità.

Risultati principali

Dei 155 partecipanti che hanno subito un ictus o TIA, il 54% è deceduto durante un follow-up mediano di 2,5 anni dopo l’evento. L’analisi ha rivelato che una scarsa performance nel TMT-A era significativamente associata a una maggiore mortalità post-ictus. I partecipanti nel tertile più alto per il tempo di completamento del TMT-A avevano un rischio di mortalità quasi triplo rispetto a quelli nel tertile più basso (HR 2,90 per SD, 95% CI 1,24-6,77, p=0,014). Anche il TMT-B ha mostrato un modello simile, mentre i risultati del MMSE non erano correlati alla mortalità post-ictus.

Questi risultati suggeriscono che la disfunzione esecutiva pre-ictus, misurata tramite il TMT-A e B, è un predittore indipendente della mortalità a lungo termine dopo un primo ictus o TIA. La mancanza di associazione con il MMSE indica che i test più specifici per le funzioni esecutive potrebbero essere più utili nella previsione degli esiti post-ictus rispetto ai test cognitivi generali.

Implicazioni cliniche

La valutazione delle funzioni esecutive potrebbe diventare una componente essenziale delle strategie di prevenzione e gestione degli ictus. I medici potrebbero utilizzare test come il TMT-A e B per identificare i pazienti a rischio elevato e intervenire tempestivamente con programmi di riabilitazione cognitiva mirati.

Per i pazienti che hanno subito un ictus, il monitoraggio delle funzioni esecutive potrebbe aiutare a personalizzare i piani di trattamento e migliorare la prognosi a lungo termine. Interventi specifici per migliorare la funzione esecutiva potrebbero ridurre il rischio di mortalità e migliorare la qualità della vita.

Sono necessarie ulteriori ricerche per esplorare i meccanismi attraverso i quali la disfunzione esecutiva influisce sulla mortalità post-ictus. Studi futuri potrebbero anche esaminare l’efficacia degli interventi cognitivi nel migliorare gli esiti per i pazienti con disfunzione esecutiva pre-ictus.

Conclusioni

Lo studio di Wiberg et al. ha evidenziato l’importanza della valutazione della funzione esecutiva pre-ictus come predittore della mortalità post-ictus. Questi risultati sottolineano la necessità di includere test delle funzioni esecutive nelle pratiche cliniche per migliorare la gestione e la prevenzione degli ictus. Mentre la ricerca continua a esplorare questo campo, l’integrazione di valutazioni cognitive specifiche potrebbe rivoluzionare l’approccio alla cura dei pazienti con ictus.

Bibliografia

L'autore

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