Le difficoltà nella lettura possono dipendere da differenze nel funzionamento del cervello, in particolare nella consapevolezza fonologica e nella decodifica. Un approfondimento utile per logopedisti, insegnanti e genitori.

Perché alcuni bambini fanno fatica a imparare a leggere?

Quando un bambino fatica a imparare a leggere, spesso ci si chiede se sia distratto, poco motivato o se semplicemente “non ci arrivi”. Ma la realtà è molto più complessa. Grazie alle neuroscienze, oggi sappiamo che le difficoltà nella lettura possono derivare da differenze molto profonde nel funzionamento del cervello, spesso invisibili all’occhio dell’adulto.

Questo articolo esplora cosa si nasconde dietro le difficoltà di lettura e perché capire il cervello può fare la differenza.

Tutti diversi, anche nel cervello

Siamo abituati a pensare al cervello come un organo uguale per tutti. Ma gli studi di neuroimaging ci mostrano una verità sorprendente: ogni cervello è unico, specialmente nei primi anni scolastici, quando le connessioni neurali si stanno ancora formando.

Due bambini della stessa età possono avere strategie cerebrali molto diverse per affrontare la lettura. Alcuni attivano rapidamente le aree giuste, altri faticano ad attivare le stesse reti anche dopo mesi di scuola. E queste differenze non si spiegano con il quoziente intellettivo o il vocabolario. Spesso la chiave è in un’abilità specifica: la consapevolezza fonologica.

La consapevolezza fonologica: un elemento chiave

Molti bambini con difficoltà nella lettura hanno problemi nel percepire e manipolare i suoni delle parole. Non riescono a “sentire” che la parola mare è composta da /m/ /a/ /r/ /e/, o a capire che pane e cane fanno rima.

Questa sensibilità ai suoni è fondamentale per collegare le lettere ai fonemi e costruire la parola nella mente. Senza questo passaggio, leggere diventa un esercizio di memoria, non un processo fluido e automatizzato.

Quando il cervello fatica a decodificare

In alcuni casi, anche se il bambino è motivato e seguito, il suo cervello non si attiva nel modo tipico. Alcuni studi hanno rilevato che i bambini con difficoltà di lettura mostrano un’attività ridotta in aree cerebrali cruciali per la decodifica delle parole. È come se mancasse il “ponte” tra ciò che vedono e ciò che sentono.

Ecco perché interventi logopedici mirati, che lavorano sulla fonologia e sulle connessioni tra suono e simbolo, sono così importanti: aiutano il cervello a costruire quelle strade neurali che gli mancano.

Conclusioni

Le difficoltà di lettura non sono un segnale di scarso impegno o intelligenza. Sono spesso il risultato di differenze cerebrali reali e misurabili, che vanno comprese, non giudicate. Per questo motivo, è fondamentale osservare con attenzione, valutare con strumenti adeguati e intervenire in modo mirato.

Solo così possiamo davvero aiutare ogni bambino a trovare la sua strada verso la lettura, rispettando i suoi tempi e le sue modalità di apprendimento.

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