Come parlare con un familiare afasico
La comunicazione è una parte fondamentale della vita quotidiana, ma dopo un ictus che provoca afasia può diventare una sfida enorme sia per il paziente sia per chi gli sta accanto.
L’afasia post-ictus è un disturbo del linguaggio che rende difficoltoso esprimersi a parole o comprendere pienamente ciò che viene detto, pur senza intaccare l’intelligenza o la personalità della persona colpita.
Questa condizione non coinvolge solo il paziente, ma anche la famiglia: le consuete interazioni cambiano improvvisamente e tutti devono adattarsi a nuovi modi di comunicare.
È normale provare frustrazione o smarrimento all’inizio, perché bisogni e sentimenti quotidiani sembrano improvvisamente difficili da condividere.
Tuttavia, con alcuni accorgimenti pratici e tanta pazienza ed empatia, è possibile ristabilire una connessione profonda e aiutare il proprio caro a sentirsi compreso e coinvolto.
Nei paragrafi seguenti vedremo alcuni consigli utili per comunicare efficacemente con una persona afasica dopo un ictus, affrontando le sfide di ogni giorno insieme.
Difficoltà quotidiane e pazienza
In situazioni quotidiane semplici possono sorgere grandi difficoltà comunicative: ad esempio, il vostro familiare potrebbe fare fatica a trovare le parole giuste per chiedere un bicchiere d’acqua o per rispondere a una domanda complessa.
Di fronte a queste sfide è fondamentale armarsi di pazienza e mantenere la calma.
Non alzate la voce: l’afasia non è un problema di udito, quindi parlare più forte non aiuta a farsi capire. Piuttosto, parlate più lentamente e in modo chiaro, dando il tempo necessario perché la persona elabori le parole e formuli una risposta.
Evitate di interrompere o completare continuamente le frasi al suo posto: anche se l’intento è di aiutare, così facendo rischiate di farlo sentire frustrato o sminuito.
Invece, aspettate con tranquillità che comunichi ciò che riesce, mostrando con lo sguardo e il linguaggio del corpo che siete attenti e che non avete fretta.
Ogni piccolo scambio richiede tempo: rispettare questi tempi e non mostrare impazienza (né con le parole né con i gesti) è essenziale per creare un ambiente sereno in cui il vostro caro si senta a suo agio nel tentare di comunicare.
Comunicare con gesti, disegni e frasi semplici
Quando il linguaggio verbale da solo non basta, è importante adattare lo stile comunicativo usando strategie alternative.
Parlate utilizzando frasi brevi e vocaboli semplici, affrontando un concetto per volta.
Ad esempio, invece di dire “Dopo colazione andiamo dal dottore e poi potremmo fermarci al supermercato per comprare delle cose”, è meglio spezzare le informazioni: “Adesso facciamo colazione. Poi, alle 10, andiamo dal dottor Rossi”.
Mentre parlate, aiutatevi con la comunicazione non verbale: indicare gli oggetti di cui state parlando, fare gesti esplicativi e modulare le espressioni facciali può aiutare moltissimo la comprensione.
Se una parola “non viene”, provate a disegnare rapidamente ciò a cui vi riferite o a mostrare una fotografia (ad esempio, l’immagine di un bicchiere se sta cercando di chiedere da bere).
Tenete a portata di mano carta e penna per scrivere una parola chiave o fare uno schizzo semplice: spesso un piccolo disegno vale più di tante parole per chiarire il senso di un messaggio.
Anche toccare o indicare parti del corpo o oggetti può dare indizi utili (ad esempio toccarsi la bocca per indicare la fame).
Inoltre, scegliete con cura il contesto in cui comunicare: un ambiente tranquillo, senza rumori di fondo come televisione accesa o altre conversazioni, aiuta la persona afasica a concentrarsi meglio su ciò che dite.
Potete anche facilitare la risposta ponendo domande chiuse, a cui si possa rispondere con sì o no, oppure proponendo una scelta fra due opzioni semplici (“Preferisci tè o caffè?”).
In questo modo il vostro caro potrà comunicare le proprie preferenze anche con un gesto – ad esempio facendo cenno col dito o con la testa – senza dover trovare le parole.
Adottando queste tecniche di comunicazione alternativa, rendete il dialogo più accessibile e meno frustrante per entrambi.
Supporto emotivo e coinvolgimento
Oltre alle strategie pratiche, il sostegno emotivo del caregiver è fondamentale per aiutare la persona afasica a sentirsi compresa e motivata.
Dopo un ictus, chi soffre di afasia può provare forte frustrazione, tristezza o imbarazzo per la propria condizione: in questi momenti il ruolo della famiglia è trasmettere comprensione, affetto e incoraggiamento.
Mostrate empatia verso le sue difficoltà, facendo capire con parole semplici e gesti affettuosi che riconoscete quanto sia duro quello che sta vivendo.
Ad esempio, potete annuire e dire: “Capisco, deve essere frustrante non riuscire a dire quello che vorresti. Ma non ti preoccupare, io sono qui con te e abbiamo tutto il tempo”.
Questo tipo di rassicurazione aiuta il vostro caro a sentirsi emotivamente sostenuto e meno ansioso nel tentare di esprimersi.
Celebrate i piccoli progressi quotidiani con elogio e positività: se riesce a pronunciare una parola nuova o a farsi capire in qualche modo, fateglielo sapere (“Ho capito, vuoi il giornale, bravissimo!”) e sorridete, in modo che percepisca la vostra soddisfazione sincera.
Allo stesso modo, non sottolineate continuamente gli errori o le parole sbagliate: correggete con tatto solo quando necessario per la comprensione, senza mai far pesare gli sbagli.
Un ambiente positivo e sereno, in cui la persona afasica si sente rispettata, può fare la differenza nel mantenere alto il morale e la motivazione a comunicare.
Includetelo sempre nelle conversazioni che avvengono in sua presenza, anche se fatica a intervenire: rivolgetevi direttamente a lui/lei, chiedete opinioni con domande semplici e coinvolgetelo nelle decisioni quotidiane (come cosa mangiare o dove andare a fare una passeggiata).
Così facendo, eviterete che si senta escluso o trattato come un bambino, e gli permetterete di mantenere il proprio ruolo attivo in famiglia e nella vita sociale.
Ricordate che, anche senza tante parole, la persona c’è e vi comprende più di quanto riesca a dire: farla sentire amata, ascoltata e partecipe è il dono più grande che possiate fare durante il difficile percorso della ripresa.
Conclusioni
Nella gestione dell’afasia post-ictus, oltre all’impegno dei familiari, la terapia logopedica riveste un ruolo cruciale.
Il logopedista è la figura sanitaria specializzata che aiuta il paziente a recuperare le abilità linguistiche perdute o a sviluppare strategie comunicative alternative.
Seguire con costanza la riabilitazione può fare una grande differenza: la maggior parte dei miglioramenti avviene nei primi mesi dopo l’ictus, ma progressi significativi sono possibili anche a distanza di tempo grazie alla terapia intensiva e all’esercizio continuo.
Incoraggiate il vostro caro a partecipare attivamente alle sedute di logopedia, sostenendolo nei momenti di fatica e sottolineando i risultati ottenuti, anche i più piccoli.
Può essere utile, quando possibile, assistere ad alcune sedute come familiare oppure chiedere al terapista consigli su come comunicare a casa: molte volte il logopedista fornisce ai caregiver suggerimenti personalizzati, esercizi linguistici o attività da svolgere quotidianamente (come nominare insieme gli oggetti in una stanza, leggere ad alta voce facili frasi, cantare canzoncine, ecc.) per rinforzare a casa i progressi fatti in clinica.
Mettendo in pratica queste indicazioni e dedicando ogni giorno un po’ di tempo alla comunicazione con il vostro familiare, lo aiuterete a mantenere le abilità acquisite e a stimolare ulteriori miglioramenti.
Importante è anche avere aspettative realistiche: il recupero dell’afasia può essere lento e richiede perseveranza, ma non scoraggiatevi di fronte alle difficoltà.
Ogni persona ha il suo percorso di riabilitazione; alcuni riacquisteranno più fluidità nel parlare, altri impareranno a comunicare combinando parole e gesti in modo efficace.
In tutti i casi, il vostro supporto costante e la collaborazione con i professionisti faranno sentire la persona afasica meno sola nell’affrontare la sfida.
Lavorare fianco a fianco con il logopedista, essere parte attiva del processo riabilitativo e mostrare fiducia nelle capacità residue del vostro caro contribuirà a creare attorno a lui un clima di speranza e stimolo.
Con pazienza, dedizione e l’aiuto della logopedia, molte persone colpite da afasia riescono pian piano a ritrovare la propria voce – magari non perfetta come prima, ma sufficiente per tornare a esprimersi, a farsi capire e a riabbracciare la quotidianità con dignità e soddisfazione.
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